serie b

Tedino: “Vengo dal nulla, Palermo per me è il top. Mio padre e il mito del Toro, Zamparini mi ha detto…”

Tedino: “Vengo dal nulla, Palermo per me è il top. Mio padre e il mito del Toro, Zamparini mi ha detto…”

Il tecnico del Palermo si racconta in una lunga ed interessante intervista

Mediagol2

Uno straordinario esemplare di Normal One. Sobrietà, pacatezza, equilibrio.

L'apologia del low profile impreziosita da una profonda cultura del lavoro. Una sola strada per tagliare il traguardo: sacrificio, sudore e abnegazione sono tappe imprescindibili e focali nel percorso, umano e professionale, di ognuno.

Bruno Tedino è un uomo semplice ancor prima che un tecnico sagace e competente.

Il suo background pregno di stagioni alla guida di piccole realtà nelle categorie minori è una referenza che, se capitalizzata al meglio, può divenire valore aggiunto e non essere necessariamente oggetto di pregiudizio. L'onda di scetticismo pretestuoso che ha rischiato di travolgere all'origine il suo insediamento sulla panchina del Palermo è stata spazzata via. A suon di risultati, lavoro intenso e certosino, schiettezza e semplicità. Poichè il calcio, in fondo, è materia piuttosto semplice, basata su tre, forse quattro, concetti fondamentali. Bisogna conoscerli, svilupparli, farli propri e integrare un po' di farina del tuo sacco. Competenza, raziocinio, lucidità e buon senso. Il resto, per gran parte, viene determinato dalla qualità degli interpreti a cui detti lo spartito.

Tedino ha l'arte della chiarezze e della semplicità, di esposizione e di pensiero. Quando si rivolge ai calciatori, agli addetti ai lavori o alla gente che ama la squadra. Porta in dote esperienza e saggezza di chi vuole giocarsi al meglio la chance professionale della vita: riportare il Palermo in serie A.

Il tecnico rosanero si racconta in questa intervista concessa al "Corriere dello Sport".

"Si cresce, si lavora, ci si adegua, si riparte Vengo dal nulla, il mio concetto di strada è conquistarsi con sudore mete sempre più ambiziose. Palermo è una tappa. Prestigiosa.

Fortunato e orgoglioso di trovarmi in una città che odora di serie A". 

"Zamparini con me è stato chiaro: Ho visto il Pordenone, voglio che il Palermo giochi lo stesso calcio vincente”. Così, ho il dovere di riportare la squadra tra le stelle e sono sicuro che ce la faremo”.

"I miei genitori si conobbero a Grado in vacanza e fu subito amore. Lui mi ha trasmesso senso del dovere e lealtà. Lei aveva il dono di anticipare gli avvenimenti, un pò quello che si chiede all’allenatore. Io sono più riflessivo ma ho il fuoco dentro. Mamma racconta che ero un piccolo genio perché a 3 anni sapevo le capitali del mondo a memoria e insieme un disastro perché iperattivo; fuori invece un baronetto. Nato in ospedale a Udine, fino a sette anni ho vissuto a Sacile, la cittadina incantata della mia infanzia. Le giornate passate con la mamma, le passeggiate in bici e i quattro calci nei campetti con papà che con grandi sacrifici mi regalò la tv per farmi vedere Rivera e Mazzola. Di papà ero proprio geloso. Una volta, in campagna lo vidi parlare con una signora. Bloccai il lucchetto della bici e gettai la chiave nel ruscello. Tornammo a piedi, otto km, bici in spalla, senza dire una parola. Ero già rompiballe, toccato nel vivo reagivo così. Infatti, all’asilo, le suore non mi vollero. Papà, che ha 84 anni, era tifoso del Grande Torino, tanto che dopo la tragedia di Superga portò il lutto al braccio. Da lui ho ereditato una simpatia per i granata, da piccolo ero tifoso della Sacilese".