serie b

Palermo-Delio Rossi, lasciarsi un giorno a Roma: Lucchesi congeda il tecnico e si prepara ad annunciare il suo erede. Il futuro di Foschi…

Roma è ancora location, ricorrente e suggestiva, del commiato tra il tecnico romagnolo ed il Palermo. Lucchesi rompe gli indugi e stringe il cerchio sui candidati alla successione di Rossi. I nomi caldi per la panchina rosa ed il futuro di...

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Lasciarsi, un giorno, a Roma. Il refrain, che dà il titolo al noto brano musicale magistralmente interpretato da Niccolò Fabi, assurge a perfetta colonna sonora del rapporto professionale tra il Palermo e Delio Rossi.

Una passione vorace e dirompente, quella che portò il tecnico romagnolo ad incantare gli occhi ed incendiare i cuori degli appassionati di fede rosanero, e non solo, tra il 2009 ed il 2011. Un gioco stellare a tradurre l'utopia calcistica e dirigenziale del binomio Rossi-Sabatini sui manti erbosi di Italia ed Europa. Un Palermo da sogno che collezionava scalpi eccellenti in serie, irrompendo di diritto nell'olimpo del calcio italiano.

Volando sulle ali dei piedi, fatali e fatati, di Liverani e  Pastore, Miccoli e Cavani, Ilicic ed Hernandez.  Squadra dalla scorza granitica, sorretta da cuore e polmoni di Nocerino e Migliaccio, spinta da gamba e forza propulsiva di Cassani e Balzaretti, blindata da una fortezza inespugnabile, eretta dai prodi Kjaer, Bovo e Carrozzieri, a protezione del giovane ma già fido Sirigu.

Solo per citare alcuni tra i maggiori protagonisti di un gruppo capace in un biennio di sfiorare la qualificazione inChampions League e centrare la finale di Tim Cup, persa contro l'Inter, l'anno successivo. In panchina, alla guida di quella che si sarebbe poi rivelata in futuro una parata di potenziali e fulgide stelle nel firmamento calcistico internazionale, c'era proprio lui: Delio Rossi.

Tra un diverbio ed un esonero lampo, con tanto di pronto ritorno, con l'allora patron Zamparini, Delio Rossi era riuscito a far innamorare follemente Palermo della sua squadra. Tanto da innescare un tripudio di anime itineranti, apoteosi di colori e scrigno di emozioni, in marcia estasiata direzione stadio Olimpico di Roma.

Alla ricerca di una Coppa sfuggita per beffe varie e laceranti, del destino ed arbitrali, in due precedenti anticamere di calcistica beatitudine. L'atroce riaffermarsi del non c'è due senza tre, in quella calda serata di fine maggio del 2011, non spense mai amore, simbiosi ed empatia tra Delio e la sua gente. Tanto che l'immagine, i palpiti e le pulsioni di quel tributo che l'Olimpico rosanero riservò al tecnico della propria squadra, restano ancor oggi scolpiti, nell'io e nella memoria, di chi ha a cuore le sorti di questo club. Molto più delle gesta, pur mirabili e laboriose, di un Palermo che colse sul rettangolo verde certamente meno di quanto meritava. Al cospetto di un Inter non trascendentale ma capace e rapace, cinica nell' appropriarsi di scena e trofeo negli istanti decisivi della contesa.

Quel commiato di Rossi dal suo pubblico, in cui orgoglio e senso di appartenenza della tifoseria rosanero eclissarono totalmente l'amaro fiele della sconfitta e del distacco, resta ad oggi una delle pagine più intense e nitide della recente storia del Palermo. Istantanee, emozioni, personaggi e dinamiche che sembrano ormai appartenere ad un'altra era calcistica. Gloria e lignaggio, statura tecnica e societaria che si dissolvono, sospese tra arditi e improbabili sogni misti a languidi e laceranti ricordi. Traversie e vicissitudini dell'ultima parte del regno Zamparini in viale del Fante consegnano al presente un club alle prese probabilmente con il momento più complesso e difficile dell'ultimo ventennio. Matassa molto difficile da sbrogliare e resettare per la nuova proprietà. Alacremente applicata nel tentativo di colmare falle, attenuare esposizione debitoria, adempiere a scadenze e costi di gestione, mettere ordine e ripristinare equilibrio amministrativo e contabile. Salvare il presente per poter provare a costruire un futuro.