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Palermo, annullata sentenza di primo grado: niente Serie C per i rosa. La Procura ricorrerà al Coni

Palermo, annullata sentenza di primo grado: niente Serie C per i rosa. La Procura ricorrerà al Coni

La Corte d'appello federale ha inflitto 20 punti di penalizzazione da scontare nel campionato appena concluso: i rosanero rimangono nel torneo cadetto. Multa di 500 mila euro e nuovo giudizio per Zamparini

Mediagol97

Un ribaltone con la «B» a caratteri cubitali. Il Palermo si aggiudica il secondo round in Corte federale d'appello e salva la categoria, scongiurando così la retrocessione in Serie C alla quale era stato condannato in primo grado

Con queste parole si apre l'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia, che spiega come il collegio presieduto da Paolo Cirillo, che ha sostituito l'astenuto Santoro, abbia accolto in maniera parziale il ricorso presentato dal club rosanero, che ha comunque ottenuto un successo importante non solo a livello giudiziario: 20 punti di penalizzazione nel campionato di Serie B 2018/19 (ossia quello appena concluso) e 500.000 euro di ammenda per il Palermo Calcio, che chiude in questo modo la propria stagione all'undicesimo posto nella classifica del torneo cadetto. In pratica quanto serve per evitare la retrocessione in Serie C e non riaprire dunque il discorso play-off. Le 50 pagine di memoria difensiva prodotta e presentata dal team legale composto dagli avvocati Di Ciommo, Gattuso, Pantaleone, Terracchio e Trinchera sono risultate fondamentali nelle quasi due ore di dibattimento che hanno portato in serata al verdetto finale:

"La Corte s'è ritirata in camera di consiglio giusto un'ora, poi in serata è arrivata l'ufficialità di una sentenza che mantiene i rosa nella serie cadetta. Le nuvole con cui Roma ha accolto la proprietà del Palermo, rappresentata in aula dai fratelli Tuttolomondo e dal vicepresidente Macaione (oltre che dal rappresentante di Arkus Network, Pistilli), sono state spazzate via a ora di cena. Sporting Network, pur avendo ottenuto la possibilità di intervenire in udienza, non si è vista ammettere il proprio intervento. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili le richieste di Benevento (che era stato ammesso come terzo interessato in primo grado), SalernitanaeLega B, tutte in attesa di conoscere il verdetto sul Palermo per capire cosa ne sarebbe stato della stagione ancora da concludere. Lo si farà sul campo, ma non con i rosa impegnati, perché adesso la classifica li vede salvi".

Un finale decisamente differente rispetto a quello prospettato inizialmente dal Tribunale federale nazionale, che aveva deciso per la retrocessione all'ultimo posto nella classifica del torneo cadetto del club di Viale del Fante, in seguito al deferimento presentato dalla Procura federale. Le accuse di falso in bilancio per quattro esercizi, che hanno permesso l'iscrizione a tre campionati calcistici di fila, sono state ribadite dal procuratore Pecoraro e dall'aggiunto Chiné, i quali in fase di dibattimento avrebbero chiesto di poter depositare anche le motivazioni della Cassazione in merito alla conferma dei domiciliari per l'ex patron rosanero Maurizio Zamparini:

"Una sentenza in cui il credito Alyssa, attorno al quale gira tutto l'impianto accusatorio dei pm federali e della Procura palermitana, viene definito un «artificio contabile» per via della sproporzione tra il valore di Mepal (società detentrice del marchio) e il compenso da 40 milioni pattuito. Tesi che invece va in contrasto con un'altra sentenza dei supremi giudici, in merito ad un ricorso della Procura di Caltanissetta, secondo cui invece il Riesame nisseno ha «congruamente evidenziato come non vi siano elementi obiettivi per ritenere» che l'operazione possa essere ritenuta «fittizia»".

Sempre secondo quanto riferito dal noto quotidiano regionale, malgrado l'opposizione del pool di legali del Palermo Calcio, la Corte d'appello federale avrebbe accolto il deposito delle motivazioni della Cassazione richiesto dai pm federali, i quali avrebbero in ogni caso vinto il proprio ricorso, non contro il club siciliano ma contro l'ex patron Maurizio Zamparini. La Corte d'appello ha infatti rilevato "l'insussistenza della inammissibilità del deferimento", disponendo in tal modo la restituzione degli atti al Tribunale federale nazionale e costringendo dunque l'imprenditore friulano ad andare nuovamente a giudizio:

"Ridotta l'inibizione per l'ex presidente del collegio sindacale Morosi, che da cinque anni con preclusione da incarichi federali passa a tre anni; mentre per Giammarva la pena è dimezzata. Non più due anni di interdizione, ma solo uno. Il commercialista palermitano ricorrerà però al Collegio di garanzia dello sportdel Coni per veder riconosciute le proprie ragioni e potrebbe ricorrere al terzo grado di giudizio anche la Procura federale, dopo la sentenza sul Palermo. Una sentenza che fa tirare un sospiro di sollievo alla nuova proprietà del club e anche ai (stavolta pochi) tifosi giunti fino a Roma per dare un segnale di vicinanza alla società. L'incubo, per il Palermo, finisce qui. Il prossimo anno sarà ancora in Serie B".

La Procura ricorrerà al Coni

Con l'arrivo del verdetto della Corte federale d'appello, al Palermo Calcio resta così una sola sede dove combattere per proteggere e conservare il proprio posto nel campionato di Serie B. L'ultimo grado di giudizio spetterà infatti al Collegio di garanzia dello Sport del Coni, al quale presenterà ricorso proprio la Procura federale, nonostante le tempistiche per iniziare un terzo procedimento siano strettamente connesse ai tempi della Corte Figc:

"Se il ricorso può essere presentato subito dopo la sentenza d'appello, infatti, il dibattimento non potrà avere luogo se la Corte federale non pubblica prima le motivazioni sul proprio verdetto. Il termine per depositarle, stando al codice di giustizia sportiva, è «non superiore a dieci giorni», ma casi recenti mostrano come la discrepanza temporale tra la pubblicazione del dispositivo e quella delle motivazioni possa essere ben più larga da quella prevista dalle normative. Il Palermo attende i pm della Figc, pronto a far valere le proprie ragioni".

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