Premettiamo doverosamente che il Palermo ha gettato alle ortiche la promozione diretta con le sue mani.
primo piano
Frosinone-Palermo 2-0: Maiello e La Penna condannano i rosa, sfuma il sogno Serie A
Davvero incredibile quanto visto questa sera allo "Stirpe". Accade tutto nella ripresa: Maiello trova il jolly dalla distanza, il direttore di gara prima assegna e poi revoca ispiegabilmente un calcio di rigore per fallo su Coronado. Nel finale i...
Con un girone di ritorno mediocre, una serie di errori marchiani in sede di strategia del mercato invernale e cura della preparazione atletica, dilapidando punti per strada nel momento topico della stagione, sbagliando modi e tempi degli avvicendamenti tecnici e dirigenziali. Per i modesti contenuti tecnico-tattici, Empoli a parte, espressi da questo campionato, la conquista del secondo posto era ampiamente alla portata di questa squadra nonostante limiti strutturali ed incomprensibili incongruenze.
Il patron ha sbagliato nella seconda parte di stagione tutto quello che c'era da sbagliare. Omettendo di potenziare adeguatamente a gennaio un gruppo che aveva chiuso in testa il girone d'andata senza incantare, liquidando un direttore sportivo capace e prezioso punto di riferimento per allenatore e calciatori, attuando frenetiche ed improduttive rivoluzioni nello staff tecnico, ritardando oltremodo l'esonero di Tedino quando era ormai chiaro che l'ex Pordenone era da lui stesso delegittimato ed in totale disconnessione con la squadra.
Sottolineato per amor di verità che il Palermo non ha certo pregiudicato le sue velleità di ritorno in massima serie in questa finale play-off contro il Frosinone, è altrettanto innegabile che quanto accaduto stasera allo "Stirpe" getta più di un'ombra sulla legittimità del verdetto emesso dal campo.
Non è stata una partita di calcio. La contesa andata in scena questa sera nell'impianto ciociaro è più o meno assimilabile ad una vera e propria corrida. Una sistematica baruffa di muscoli, nervi, tensione. Senza alcuna esclusione di colpi. Alcuni, decisamente bassi, che stridono radicalmente con il concetto di sport nella sua accezione più pura.
Baraonda ambientale e canovaccio del match non hanno destato stupore. Visto importanza della posta in palio e tipologia di avversario, era facile prevedere quale sarebbe stato il tipo di scenario che avrebbe caratterizzato e reso improba la serata degli uomini di Stellone.
Ci volevano cuore, attributi e nervi d'acciaio per reggere l'urto. Il Palermo, in fondo, non è mancato da questo punto di vista. Almeno in avvio e per tutto il primo tempo, in cui non si è fatto intimorire ma anzi ha fatto la voce grossa. Ribattendo da par suo, ad ogni sportellata, ruggito, tentativo di calcistica intimidazione degli uomini di Longo.
Ha mostrato personalità e muscoli la formazione rosanero nella prima frazione.
Restando alta, corta e compatta. Lottando su ogni palla con il coltello tra i denti, provando a non farsi schiacciare dai ciociari, sul piano tattico e psicologico.
Creando anche le migliori premesse per spaventare Vigorito, chiamato a deviare un destro velenoso di Murawski, a domare un destro al culmine di una serpentina di Coronado, salvato dai suoi centrali su un paio di combinazioni interessanti sfociate in pericolosi cross dal fondo firmati Rispoli ed Aleesami.
Nulla di trascendentale. Un segnale di presenza ed indole propositiva al cospetto di un Frosinone che ha centrato più caviglie che palloni nella prima mezz'ora. Rendendosi pericoloso solo su palla inattiva e con un sinistro a fil di palo di Ciano.
In mezzo provocazioni assortite, simulazioni maldestre, entrate ruvide e cartellini gialli in serie. Densità massima, accortezza esasperata, azioni degne di tal nome forse un paio, conclusioni col contagocce.
Il Palermo schierato in fotocopia rispetto alla gara d'andata, 3-4-1-2 in fase di possesso con Coronado alle spalle del tandem La Gumina-Nestorovski ed il brasiliano pronto a scalare nel ruolo di mezzala sinistra (5-3-2) quando la palla la giocavano i ciociari.
Solo un episodio estemporaneo poteva sbloccare e decidere questa faida agonistica. Anzi, per l'esattezza, due.
Due lampi in apertura di ripresa, ben circoscritti e con esiti opposti. Istantanee hanno determinato la partita e la stagione.
Prima la prodezza di Maiello, destro a giro all'incrocio dei pali, con i rosa lenti ad accorciare, e mandati al bar da una finta, e Jajalo che scivola al momento di schermare la conclusione.
Stellone prova a dare subito la scossa con il secondo cambio( Szyminski aveva rilevato nel primo tempo Dawidowicz messo fuori causa da un problema muscolare), dentro Gnahoré per Rispoli e Palermo con il 4-3-1-2.
Quindi, una decina di minuti dopo, lo scempio del signor La Penna di Roma.
Coronado atterrato da Gori sulla linea dei sedici metri, quindi in area di rigore.
Questione di centimetri, forse meno. Decisione non semplice, certo. Il direttore di gara prima assegna la punizione dal limite, sbagliando secondo il replay, poi corretto dall'addizionale indica il dischetto. Rigore e chance clamorosa per il Palermo di riprendersi il pari e la Serie A. Quello che accade qualche secondo dopo, a memoria, è qualcosa di assolutamente inedito: sull'onda delle veementi proteste dei calciatori di Longo, La Penna si rimangia la decisione ( cambiandola per la terza volta in un minuto) sorvola su una testata (lieve o violenta poco importa) di Maiello su Nestorovski, proprio sotto il suo naso. Niente espulsione, niente rigore. Anzi l'espulsione arriva ma è per Dawidowicz incredulo e contrariato in panchina.
Il Palermo si innervosisce e perde la bussola.
La compagine di Stellone si produce in un forcing ragionato ma sterile. Il Frosinone picchia duro e serra i ranghi francobollando La Gumina e Nestorovski, raddoppiando Coronado e lasciando sfogo ai rosa sulle corsie, da cui partono traversoni preda facile dei centrali difensivi di Longo.
L'ingresso di Trajkovski ed il varo di un disperato 4-2-4 costituiscono l'ultimo tentativo di Stellone di ribaltare l'inerzia di una serata funesta.
Ma il peggio deve ancora venire. Quando il Palermo si getta in avanti e gestisce il possesso in zona calda, ovvero sulla trequarti ciociara, iniziano a piovere palloni in serie sul terreno di gioco.
Circostanza che ovviamente costringe l'arbitro ad interrompere l'azione ed annullare di fatto abbrivio ed indice di pericolosità della manovra rosanero. Se poi la telecamera svela che a compiere questo prodigio di meschina anti-sportività sono i tesserati della squadra che sta per conquistare la promozione in massima serie, lo sgomento prende il sopravvento su qualsiasi altro tipo di sensazione.
Gesto misero e reiterato da parte dei calciatori di Longo in panchina che mirano in stile bowling il terreno di gioco, lanciando i palloni in sincrono, ogni qualvolta il Palermo si avvicina dalle parti di Vigorito.
Scena disdicevole ed intollerabile per la finale play-off di un campionato professionistico in cui vi è in palio la promozione in Serie A. Gesto inqualificabile per degli atleti lautamente retribuiti che dovrebbero incarnare il concetto di etica sportiva trasponendo i valori di lealtà e rispetto delle regole a chi assiste da casa e sugli spalti.
Ancora più incomprensibili tolleranza e immobilismo di arbitro ed assistenti che non sanzionano e lasciano fare, limitandosi a concedere un supplemento di recupero che non verrà mai giocato. Semplicemente perché al gol del raddoppio realizzato da Ciano, con il Palermo frustrato e proteso nell'ultimo disperato assalto, parte la festosa e travolgente invasione del pubblico di casa che, di fatto, decreta autonomamente la fine del match.
Le dichiarazioni velenose e di cattivo gusto di tecnico e patron ciociaro al termine della gara sono sulla stessa falsa riga di quanto visto in quell'incredibile finale di partita.
Il Palermo ha presentato una riserva sull'omologazione del risultato del match che prelude ad una formulazione di ricorso alla giustizia sportiva. Non sappiamo davvero che tipo di riscontri e risultati sostanziali porterà un'iniziativa del genere. Tuttavia la riteniamo doverosa, a tutela dell'immagine del club ed a verifica della legittimità sul piano regolamentare delle condotte messe in atto dai calciatori di Longo nel convulso finale.
Il secondo tempo del Palermo è stato tutt'altro che indimenticabile e la squadra di Stellone deve certamente fare mea culpa per non aver centrato l'obiettivo. Ma quanto visto stasera allo "Stirpe" con i calciatori del Frosinone travestiti da raccattapalle, in versione disturbatori, è difficilmente riscontrabile anche in ambito dilettantistico. L'incredibile balletto decisionale di La Penna, con tanto di dietrofront, sul rigore non concesso a Coronado costituisce un errore grave e pesantissimo. Difficile da dimenticare e duro da digerire.
Non è facile saper perdere, ma forse la lezione di stasera è un'altra: è ancora più difficile saper vincere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA