"Molti criticano Allegri, ma lui vince sempre".
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Juventus, Lippi: “Cosa serve per vincere la Champions League? Grande senso di appartenenza”. E su Allegri…
La ricetta di Marcello Lippi, ultimo allenatore a vincere la Champions League con la Juventus, per portare a casa la Coppa dalle grandi Orecchie: "Ci vogliono grandi giocatori"
Lo ha detto Marcello Lippi, intervento ai microfoni di Radio 2. Pochi giorni dopo i festeggiamenti dei bianconeri, campioni d’Italia per la trentasettesima volta nella storia – sebbene le vittorie per la FIGC siano trentacinque le vittorie -, l'ex commissario tecnico della Nazionale italiana si è complimentato con la Vecchia Signoraper la conquista dell’ottavo Scudetto consecutivo, spendendo parole al miele nei confronti del tecnico Massimiliano Allegri, e non solo.
"Chi vince ha sempre una grande qualità, vincere non è mai facile. E mi riferisco ad Allegri. Molti lo criticano dicendo che le sue squadre non giocano bene, ma le sue squadre giocano per vincere e vincono sempre. Ancelotti è molto bravo, ha vinto in diverse nazioni. Anche Spalletti è molto bravo. Tra i giovani mi piace De Zerbi, fa giocare molto bene le sue squadre".
L'ultimo allenatore a vincere la Champions League con la Juventus fu proprio Marcello Lippi, nel 1996: "Quella fu la prima grande soddisfazione internazionale, arrivata dopo aver rivinto lo scudetto dopo 9 anni e la Coppa Italia. Poi trionfammo in Coppa dei Campioni e successivamente alzammo anche l'Intercontinentale. Cosa serve per vincere la Champions? Grandi giocatori e un grande senso di appartenenza, la voglia mi mettersi ognuno a disposizione degli altri. Alla Juve quest'anno è mancata la fortuna di avere i giocatori importanti nel momento decisivo. Prendete Chiellini: è importante quasi quanto Ronaldo, ma con l'Ajax non c'era".
Sull'Italia di Roberto Mancini: "Ci sono tanti giovani bravi, Mancini ha avuto coraggio: li ha chiamati, alcuni anche prima che esordissero in Serie A. Questa Italia mi piace, ci sono tanti ragazzi interessanti".
Chiosa finale sulla sua esperienza in Cina, conclusasi qualche mese fa: "I cinesi sono un popolo curioso, ma si vive bene. A che punto sono con il calcio? C'è ancora da lavorare, manca la tradizione: i bambini giocano a ping pong, difficile vederne uno che gioca a calcio. Però stanno iniziando a creare i settori giovanili e a praticarlo nelle scuole, migliorando diversi aspetti".
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